Nonwoven, il tessuto non tessuto, cos’è a cosa serve
Tessuto non tessuto, tnt: più di mille applicazioni
Tessuto non tessuto, nonwoven, termine inglese generico per indicare un prodotto simile a un tessuto, che declinato nelle varie lavorazioni e nei tantissimi componenti, ha un’infinità di possibili utilizzi.
Il comfort di un tessuto, la robustezza e la versatilità dei materiali plastici, la porosità e la flessibilità della schiuma: i non tessuti combinano tutto questo nelle tante e diversificate tipologie offerte sul mercato. Ad oggi esistono oltre 1.000 applicazioni: per l’igiene personale e della casa; per gli impieghi sanitari; per l’industria automobilistica e la filtrazione; per l’industria edile e le applicazioni tecniche, nonché una grande varietà di prodotti tessili per la casa. Difficilmente si trova un materiale dalle funzionalità così diverse.
Ogni giorno, ad esempio, utilizziamo un’ampia varietà di prodotti realizzati con nonwoven, dedicati all’igiene personale. Nei paesi industrializzati sono entrati a far parte della quotidianità, soddisfacendo le diverse esigenze che si incontrano durante tutto il ciclo dell’esistenza, dalla nascita alla terza età. E oggi, per citarne alcuni, i pannolini e i loro affini, non sono più semplicemente utili, sono diventati anche una garanzia di comfort migliorando la qualità della vita. I campi di applicazione dei tessuti non tessuti in generale sono tanto vari quanto i prodotti di cui sono parte integrante: teli e protezioni super morbidi; innovativi non tessuti per sistemi di gestione dei liquidi che, a seconda delle necessità, distribuiscono il liquido in modo uniforme o fungono da magazzino intermedio.
Tra gli impieghi più tecnici si segnalano in particolare quelli in ambito automotive. Qui i tessuti non tessuti hanno un gran numero di applicazioni. Che si tratti di assorbitori interni o esterni, parti stampate 3D acusticamente efficaci, oppure che facciano parte di strutture dei sedili, i tessuti non tessuti sono utilizzati dai produttori di automobili in tutto il mondo.
Quando si parla di Tnt si fa quindi riferimento a prodotti con migliaia di possibili utilizzi che dipendono dalle lavorazioni e dalle proprietà dei materiali che li compongono: a base di fibre, naturali e/o sintetiche, a base di granuli o in combinazione con altri materiali come le materie prime rinnovabili.
I rulli Reglass e la produzione di nonwoven
Reglass ha negli ultimi anni, investito nell’industrializzazione dei processi e in centri di lavoro che riescono a conferire al carbonio la precisione geometrica tipica dei metalli. Grazie alla sua tecnologia, Reglass, diversamente dai competitors, realizza rulli che hanno come rivestimento esterno protettivo il Carbon fabric: un tessuto realizzato con fibre di carbonio dalle prestazioni eccezionali. Il risultato è un rullo completamente realizzato in carbonio, dall’anima fino all’involucro esterno.
Estrema rigidità e tenuta a carichi molto elevati in condizioni di velocità altissime, sono i requisiti richiesti dai produttori di macchine che producono il Tnt. E qui Reglass, grazie alla sua tecnologia, è protagonista assoluta. I rulli Reglass rispondono appieno a queste caratteristiche, considerate irrinunciabili da produttori di macchinari top of the line e l’azienda diventa così a tutti gli effetti un partner d’elezione.
Come anticipato, esistono varie tipologie di macchine per la produzione di Tnt. Nella tecnologia Spunlace, i rulli Reglass possono essere impiegati su tutti i macchinari utilizzati nelle varie fasi di lavorazione: da quelle finalizzate all’unione delle fibre del feltro, poi ulteriormente raffinato; a quelle di converting di primo grado; sino a quelle dedicate alla realizzazione del prodotto finale. Possono essere inseriti anche sulle macchine che formano i prodotti e li confezionano.
La tecnologia Spunlace: tuttofare leggero
La richiesta di questo materiale incontra un largo favore da parte degli utilizzatori che mantengono una costante crescita del trend di conversione nell’uso del nonwoven rispetto ai tessuti più tradizionali. Per la produzione di Tnt vengono impiegate varie tecnologie e diversi processi produttivi. Il carbonio entra in gioco fin dalla produzione primaria nella tecnologia Spunlace.
Con la tecnologia Spunlace possono essere utilizzati getti d’acqua ad alta pressione sulla rete di fibre naturali per definire il feltro semilavorato. Si utilizza in particolare questo processo, per produrre tessuti non tessuti morbidi e delicati sulla pelle, come: salviettine cosmetiche o salviette detergenti che grazie al moderato potere assorbente trovano ampio utilizzo nei prodotti mediacal care, sia di uso privato sia di impiego ospedaliero -professionale. Lo sviluppo di impianti di produzione innovativi ha poi consentito di realizzare applicazioni anche in ambiti tecnici.
Tnt: è possibile produrlo anche con materie di scarto
I mercati più evoluti che si impegnano a realizzare produzioni sostenibili e anche quelli meno industrializzati a prevalente vocazione agricola, che non hanno accesso a materie prime nobili o di sintesi, a causa dei loro costi elevati, possono ottenere tessuti non tessuti realizzati con materie prime naturali o riciclate.
Spesso sono le stesse aziende leader che producono macchinari, a contemplare la possibilità di utilizzare materiali di scarto destinati a queste lavorazioni. In particolare nell’ambito dei prodotti per applicazioni igieniche, di filtrazione e di insonorizzazione vibro-acustica. Di seguito alcuni esempi di materiali riciclati e riutilizzati per la produzione di Tnt.
- Ananas –Possono essere utilizzate le foglie di questa pianta che solitamente verrebbero lasciate marcire sui campi dopo la raccolta.
- Mais – Le cosiddette fibre Pla possono essere usate anche per produrre tessuti non tessuti. Queste fibre sono a base di amido di mais. Hanno proprietà paragonabili a quelle delle fibre di polietilene tereftalato (Pet), in questo caso però è possibile rinunciare completamente all’uso del petrolio.
- Lino – Vengono qui utilizzati i gambi della pianta che diventano scarto naturale quando il lino viene coltivato per produrre semi di lino e olio di lino.
- Canapa – La coltivazione della canapa per scopi medicali, sta diventando sempre più importante. I gambi della pianta, in questo caso, diventano un prodotto di scarto. E proprio da questi steli si possono poi ottenere fibre per la produzione di non tessuti.
- Bambù – Anche il bambù può essere utilizzato per produrre tessuti non tessuti: è una materia prima ad alto ciclo rinnovabile. La tracciabilità è assicurata dalle certificazioni di settore (PEFC e FSC).
- Cotone, fibre – Grazie all’utilizzo delle fibre di cotone, ottenute direttamente dalle capsule della pianta, senza l’impiego di agenti chimici e sbiancanti, si ottengono prodotti che di fatto, stanno sostituendo quelli realizzati prevalentemente in tissue. Questi ultimi richiedono produzioni energivore e a maggiore impatto ambientale. Il tissue che deriva dalle fibre di cotone ha la caratteristica di essere particolarmente morbido e avvolgente sulla pelle.
- Cotone riciclato – Utilizzate fibre di cotone derivanti da “rifiuti post-industriali”. I prodotti di scarto della produzione di abbigliamento vengono cioè riciclati e trasformati in fibre completamente degradabili.
- Poliestere riciclato – Il poliestere è oggi un materiale molto diffuso e largamente impiegato soprattutto nell’industria dell’imballaggio. Per realizzare le fibre di tnt, il materiale di poliestere viene prima selezionato e pulito in appositi impianti di riciclaggio. Poi sminuzzato in piccoli “fiocchi di poliestere”. Come dire: dalla bottiglia di plastica al feltro multiuso.